I PARTECIPANTI:
1 - Silvestro Lega
2 - Giovanni Fattori
3 - Telemaco Signorini
4 - Niccolò Barabino
5 - La Nene
6 - Enrico Pestellini
7 - Massimiliano Guerri, detto "il brutto"
8 - Giovanni Muzioli
9 - Nino Costa
11 - Iginio Benvenuto Supino
12 - Alfonso Hollaender
13 - Emilio Lapi
14 - Evaristo Panducci
10 – E’ l’unico personaggio che guarda verso lo spettatore, con fattezze naturali. Sin dall’
antico è questo un modo con cui l’Autore sigla la sua opera.
Le ricerche effettuate sugli autoritratti di artisti fiorentini vicini al mondo dei
macchiaoli e conservati al Museo degli Uffizi a Firenze,ci hanno condotto a identificare il personaggio con il pittore Angelo Romagnoli (Firenze, 1840 – dopo il 1897).
Angelo Romagnoli, già allievo del Bezzuoli, era artista molto conosciuto nella Firenze dell’ultimo quarto del XIX° secolo. Specializzato in scene di genere che all’epoca riscuotevano molto successo, espose le sue opere in numerose Mostre in Italia, a Torino nel 1880, a Milano nel 1881, a Roma nel 1883 dove ha presentato il dipinto “Gioie di famiglia” ( Arte e Storia, I, 25, 1883, p. 198).
Autoritratto di Angelo Romagnoli
Firmato e datato 1894
Museo degli Uffizi, Firenze
Seduti attorno a una tavola di trattoria, Silvestro Lega, Giovanni Fattori, Niccolò Barabino, Alfonso Hollaender, Emilio Lapi ed Evaristo Panducci, ascoltano fra serî e divertiti le argomentazioni di Telemaco Signorini a favore di Nino Costa raffigurato sulla veronica retta da Giovanni Muzzioli; all’animata conversazione partecipano, insieme ad alcune donne più o meno giovani, Enrico Pestellini, Massimiliano Guerri – il cosiddetto “Brutto” – e Iginio Benvenuto Supino, rappresentato secondo i tratti caricaturali stabiliti da Angiolo Tricca nel 1882.
Di quella serata trascorsa nel locale della Sora Zaira in Parione, abitualmente frequentato dagli artisti, a discutere delle qualità pittoriche e umane di Costa, ce ne ha lasciata memoria Giovanni Fattori in una lettera inviata a Diego Martelli nell’aprile del 1885, epoca in cui il pittore romano esponeva alla Società Amatori e Cultori d’Arte. “ Costa non è amato, o lui non si sa fare amare. Costa non è capito come artista”, scriveva Fattori all’amico Diego, e a conferma della sua affermazione, proseguiva, “Barabino, per esempio, jeri sera in trattoria, ne disse un gran male dicendo che disegnava e dipingeva male, volendo imitare gli antichi; così Pestellini, così Muzzioli, ecc. Io francamente dissi a Barabino che era un artista forte [...], Signorini lo attaccò come uomo – dicendolo apostolo, prete e blaguer, ma come artista lo difese con me” (lettera del 30 aprile 1885, [G. Fattori], Giovanni Fattori. Lettere a Diego, a cura di P. Dini, Firenze 1983, pp. 215-217).
È possibile che il disegno sia stato eseguito per una qualche manifestazione del Circolo Artistico fiorentino, associazione che, dalla fine degli anni Settanta, quando era nata in una palazzina di via delle Terme, aveva acquisito sempre più importanza nella vita sociale della città, organizzando situazioni colte e mondane, così che nelle sue sale si susseguivano balli, concerti, conferenze, lotterie, esposizioni d’arte e umoristiche; e forse proprio in seguito alla decisione presa nel novembre del 1884 “di raccogliere e di custodire con ogni cura i ritratti dipinti e disegnati dagli artisti soci del Circolo stesso”, in caricatura e non (G. Carocci, Informazioni e Notizie. Firenze – Circolo Artistico, “Arte e Storia”, III, 46, 1884, p. 367).
La consuetudine degli artisti raffigurati nel disegno di cenare insieme dalla sora Zaira ci è stata tramandata anche dalle pagine, permeate di rimpianto, scritte da Telemaco Signorini in ricordo di Silvestro Lega: “E noi, amici di Silvestro Lega fino all’ultimo giorno, che [...] non si era riusciti in giovinezza ad averlo al nostro Caffè Michelangelo, si riescì, in questi ultimi tempi, ad averlo commensale nostro alla trattoria della sora Zaira in Parione, con Niccolò Barabino e Giovanni Fattori, con Giovanni Muzzioli e Enrico Pestellini, con Evaristo Panducci e Alfonso Hollaender, con Eugenio Gairoard e Emanuele Trionfi, con Augusto Betti e Giuseppe Crestini, con Edgardo Bromfield e Emilio Lapi e con tanti altri più o meno frequentatori delle nostre amene serate, raccontate con tanto brio da Arnaldo Vassallo (Gandolin) nel “Capitan Fracassa” del 19 marzo 1883 (T. Signorini, Per Silvestro Lega, Firenze 1896).
Silvestra Bietoletti