I FASTI DELLA "BELLE EPOQUE" LA MOSTRA EVENTO DI PALAZZO ROVERELLA
Donne fatali, donne affascinanti, donne perdute, donne ambigue. Comunque donne. Sono loro le protagoniste di un'epoca definita "bella" per antonomasia e di un'intrigante mostra a Palazzo Roverella a Rovigo.
Sotto i riflettori venti anni d'arte e di vita. Tempi accelerati, ritmi più frenetici, città che diventano metropoli e un'arte che segna queste novità, che nasce e si incontra sotto la Tour Eiffel. In tanti dall'Italia e dalle sue varie e diverse terre partono per la ville lumiere, carichi di sogni e bramosi di vivere, conoscere, dipingere questi nuovi tempi. Belli e dannati. Ed è proprio la donna il fulcro e l'ispirazione di tutti. Una donna che cambia in un mondo che si trasforma. Una donna che ama la vita mondana, che frequenta i luoghi pubblici, che ostenta eleganza e sicurezza. Moderna, contraddittoria, affascinante e attuale.
Ed è una donna la curatrice della mostra. Francesca Cagianelli che, insieme al marito Dario Matteoni, ha voluto indagare e mostrare proprio la realtà di queste colonie di artisti italiani a Parigi. Sono toscani, emiliani, piemontesi, lombardi, meridionali che, tra il 1880 e il 1915, vengono a respirare l'aria di Parigi: qui soggiornano, qui espongono, qui tentanto la fortuna. Ci sono i celebri De Nittis, Zandomeneghi e Boldini insieme ad altri protagonisti di pari livello e di pari interesse che questa mostra consente di svelare o di riscoprire. Come Aroldo Bonzagni che parte da Cento o Domenico Baccarini che lascia la sua Faenza, Giovanni Costetti di Reggio Emilia, Amedeo Bocchi di Parma e Serafino Macchiati di Macerata.
Ricca e variegata anche la compagine toscana con i fiorentini Galileo Chini, Michele Gordigiani, Ruggero Panerai, Armando Spadini, i livornesi Vittorio Matteo Corcos, Plinio Nomellini, Leonetto Cappiello, Oscar Ghiglia, Ludovico Tommasi, il pisano Luigi Gioli e Lionello Balestrieri di Cetona. Tutti grandi, tutti interessanti, tutti profeti della "Belle epoque" . Donna protagonista incontrastata. Dell'arte e della vita. Belle Epoque, un'età al femminile?
"Si tratta di una donna molto contraddittoria. E il percorso della mostra segue, nel dipanarsi delle sezioni, i diversi temi trattati. Apriamo con il ritratto che costituisce crisma e ufficialità di queste tipologie femminili per chiudere con gli interni di vita dove la situazione si complica perchè si mostra una tipologia di donna che esula dall'ufficialità come la morfinomane. Poi c'è il tempo ridotto della Belle epoque: tempi accelerati, veglioni, ritmi moderni nei quali si consuma il trapasso al futurismo. Ed è stata scelta come icona della mostra proprio l'opera di Aroldo Bonzagni "Mondanità" che segna questo confine. Bonzagni adocchia il futurismo ma non si converte: ci dà una delle immagini più contraddittorie e interessanti della Belle epoque. I protagonisti sono diventati maschere tetre divorate dall’arroganza di una classe sociale a cui non corrisponde più il potenziale di appagamento".
Il filo rosso da seguire nella mostra? Dalla Morfinomane di Vittorio Corcos, ai ritratti di Boldini e De Nittis. Poi le due opere Plinio Nomellini: un capolavoro come La donna del mare e il Ritratto di signora, un'opera mai eposta dalla Galleria d'arte Moderna di Genova. Di Amedeo Bocchi, di Parma, sono presenti due dipinti straordinari: Fior di loto e Fanciulla in viola.
Belle epoque lontana e vicina ai nostri tempi? "Il parallelo è nel fatto di essere una fase di non ritorno. E’ attuale l’idea che la donna, da creatura unilaterale, da abitante del salotto, interprete di un unico ruolo sociale, diventi una donna a tutto tondo: versartile, contraddittoria, ambigua. Si svelano le sue molte anime, si segna la fuorisucita da un cliché unico per approdare a tanti ruoli fino alla possibile negazione di sé".
Di Natalia Encolpio
4 marzo 2008
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