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"CAPOLAVORI CHE RITORNANO" A PALAZZO RUSPOLI

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Si è aperta il 28 febbraio a Palazzo Ruspoli la dodicesima edizione della rassegna “Capolavori che ritornano”, e resterà in mostra fino al 15 giugno.

Sono le oltre cento opere italiane tra dipinti, pale d’altare e sculture in marmo di autori dell’arte veneta e toscana che il Gruppo Banca Popolare di Vicenza ha raccolto nell’arco degli ultimi dodici anni, opera di lungimiranti acquisizioni da collezioni private, nel mercato antiquario e nelle aste internazionali, e ri-raccolte da New York, Parigi, Amsterdam e Vienna: in tutto, più di cento opere.

La mostra è stata curata dallo storico dell’arte Fernando Rigon, che ha selezionato i dipinti delle raccolte dell’istituto di credito vicentino e della Cassa di Risparmio di Prato, diventate una decina d’anni fa un unico straordinario patrimonio d’arte.

“Dopo aver restaurato completamente Palazzo Thiene, capolavoro del Palladio a Vicenza – ha spiegato Giovanni Zanin, presidente della Banca Popolare di Vicenza – abbiamo pensato che il più adeguato degli allestimenti per la prestigiosa struttura potesse essere costituito da opere di artisti del nostro territorio che, per le ragioni più disparate, nel corso dei decenni passati sono espatriate”.

La mostra romana prende l’avvio dalla prima opera riportata in Italia, cioè la Madonna col Bambino di Bartolomeo Montagna. Realizzata a Vicenza a fine Quattrocento, la tavola, come la maggior parte delle opere esposte, “trae la sua importanza principale dal rapporto con il territorio”, ha sottolineato Rigon.

Cuore del percorso espositivo è la sala dedicata al cosiddetto “Tesoro”. Poi, tra le altre, tre tavolette di Filippo Lippi, due crocefissi di Giovanni Bellini, frammenti di pale d’altare come la “Madonna con Bambino” di Giovanni Buonconsiglio, una suggestiva “Incoronazione di spine” di Caravaggio. E poi il “ritratto di gentiluomo con cappa bordata di ermellino” di Tintoretto, le tele dei fratelli Bassano, Jacopo, Francesco e Leandro, e la “Testa di vecchio orientale” di Giandomenico Tiepolo. Tra le sculture spicca la “Calliope” in marmo del 1812 ad opera di Antonio Canova.

“Queste opere in apparenza possono sembrare una vetrina, ma non c’è solo compiacimento per quanto fatto – ha concluso il curatore spiegando l’allestimento in una sede espositiva della capitale – il vero obiettivo è mostrare al largo pubblico un patrimonio d’arte sommerso. E’ un messaggio positivo che si vuole lanciare anche da Roma”.

Roberta Diglio
4 marzo 2008
dal sito web:
http://www.abitarearoma.net

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